Gli imperdibili - LIBROPLUS

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Gli imperdibili




Ironico saggio di costume sull’evoluzione-involuzione del rapporto uomo-donna e sull’amore in genere. Il libro regala una fotografia della società attuale
 
strizzando l’occhio al passato. Per farlo utilizza massime di personaggi importanti
 
della storia e dello spettacolo, oltre a far esplicito riferimento e richiamo a trame di films per raccontare, con chiarezza e semplicità, come eravamo e come siamo diventati.
 
L’idea nasce nell’ambito lavorativo, essendo l’autrice un avvocato che si
 
occupa di diritto di famiglia. La domanda - davanti a tanti fallimenti famigliari
 
e di coppia - è nata pressoché spontanea: c’è qualcosa che non va nella società
 
e nelle dinamiche attuali o è veramente solo colpa dei singoli? Ma come si comportanvano i nostri nonni? Il libro regala molti spunti di riflessione sul tema, senza retorica e senza attachi frontali a nessuno. Insomma un semplice invito a migliorarsi.
Joseph è un figlio della guerra nato nel 1940 in un Lebersborn dislocato in Norvegia, da padre tedesco e madre norvegese. Per lui come per altri suoi coetanei era stato pianificato un futuro luminoso dai contorni dorati. Finita la guerra però il destino stravolge decisamente le regole del gioco, trascinando un’intera generazione di malcapitati, attraverso un percorso tortuoso, intriso di angoscia e sofferenza, in grado di mostrare il volto oscuro di un’umanità perduta. Tra miseria e desolazione spuntano Erik, divenuto l’amico del cuore ed Hellen, una splendida bambina che il protagonista conosce fin dalla prima infanzia e che ritrova dopo diversi anni, insieme cercheranno di cambiare le sorti di un’esistenza destinata all’oblìo.
 
 

Una Venezia senza maschere, per la sospensione del carnevale in pandemia, riporta alla mente di Eva un martedì grasso di 10 anni prima. Il racconto della protagonista parte da una festa organizzata nella sua casa romana, poi disertata per partire alla ricerca di uno zio segreto. La sua amatissima nonna, in punto di morte, le aveva confidato di aver avuto un figlio durante la guerra. Un indirizzo sulla busta di una vecchia lettera, scritta dal padre del bambino, conduce Eva a Venezia, ma l’impresa non sarà semplice. La sua vicenda si snoda in parallelo con quella delle amiche, a cui aveva lasciato la gestione della festa, e degli invitati. Il tema scelto da Eva per i costumi ("personaggi letterari") svelerà molto delle personalità di ciascuno. Tra dialoghi ironici, capitoli sceneggiati alla "Sex& the city" e momenti in cui si tocca il dramma, l'intreccio che si snoda nell'arco degli anni, fino al maledetto 2020, porta i personaggi a scoprirsi completamente diversi da come pensavano di essere. Perché spesso la vita stravolge i progetti personali, soprattutto quando le maschere che indossiamo cadono.



Il casellante Giovanni Tini è tra i vincitori del concorso da capostazione, dopo essersi finalmente iscritto al pnf. Un'adesione tardiva, provocata più dal desiderio di migliorare lo stipendio che di condividere ideali. Ma l'avanzamento ottenuto ha il sapore della beffa, come l'uomo comprende nell'istante in cui giunge alla stazione di Fornello, nel giugno 1935, insieme alla moglie incinta e a un cane d'incerta razza; perché attorno ai binari e all'edificio che sarà biglietteria e casa non c'è nulla. Mulattiere, montagne, torrenti, castagneti e rari edifici di arenaria sperduti in quella valle appenninica: questo è ciò che il destino ha in serbo per lui. Tre mesi più tardi, in quella stessa stazione, nasce Romeo, l'unico figlio di Giovanni e Lucia, e quel luogo che ai coniugi Tini pareva così sperduto e solitario si riempie di vita. Romeo cresce così, gli orari scanditi dai radi passaggi dei convogli, i ritmi immutabili delle stagioni, i giochi con il cane Pipito, l'antica lentezza di un paese che il mondo e le nuove leggi che lo governano sembrano aver dimenticato.
Una sera del dicembre 1943, però, tutto cambia, e la vita che Giovanni, Lucia e Romeo hanno conosciuto e amato viene spazzata via. Quando un convoglio diverso dagli altri cancella l'isolamento. Trasporta uomini, donne, bambini, ed è diretto in Germania. Per Giovanni è lo scontro con le scelte che ha fatto, forse con troppa leggerezza, le cui conseguenze non ha mai voluto guardare da vicino. Per Romeo è l'incontro con una realtà di cui non è in grado di concepire l'esistenza. Per entrambi, quell'unico treno tra i molti che hanno visto passare segnerà un punto di non ritorno.
In una Zurigo frenetica, il tempo si ferma, un momento fa, forse. Due amici, Marcel e “G” vengono licenziati dalla loro azienda. Essere licenziati a 50 anni non dovrebbe essere una condanna ma un’opportunità di proseguire il proprio cammino verso una realizzazione personale in crescendo, invece, il romanzo di Giovanni Ardemagni ci rimanda in modo implacabile alla fragilità di una società mediatizzata, convulsa e sterile di soluzioni appropriate alla grandezza dell’uomo, lasciando i due protagonisti al loro libero arbitrio.
Nell’epoca della mutazione mediatica e della definitiva rivoluzione della fruizione televisiva, stabilita dall’avvento dello streaming e dell’on demand,Aldo Dalla Vecchia ci riporta indietro nel tempo, alle origini dellaTV moderna, al nuovo modo di fare spettacolo introdotto dalla cosiddetta tivù commerciale e alla riscoperta di atmosfere e luoghi dissolti ormai nell’etere delle trasmissioni satellitari.
Rievocando 40 protagonisti, tra i tanti personaggi divenuti icone generazionali, questo memorandum riassume le tappe della cultura pop italiana, dal patriarcato di Mike Bongiorno alla leggenda di Non è la Rai, dall’eleganza di Corrado all’informalità di Fiorello, dal talent scout Claudio Cecchetto all’egemonia invisibile di Fatma Ruffini. Nomi e volti che si susseguono come pietre miliari, ascandire le distanze raggiunte da un viaggio durato 40 anni. I personalissimi ritratti delineati dalla penna dello scrittore sono corredati dalle cartoonesche illustrazioni di Gaspare Capizzi, che si abbinano al racconto come bislacche istantanee delle reminescenze puerili. Con il suo consueto tocco, Dalla Vecchia ci restituisce un quadro nostalgico agrodolce, edulcorato da uno stile cristallino, vellutato, delicato, che smuove dolcemente le corde della memoria assopita.

Andrea Schiavone

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